Civile

Giustizia, in 10 anni cause in calo del 36%

di Giovanni Negri

Potrebbe esultare, eppure gli resta un dubbio. Si presenta alla Camera di prima mattina Alfonso Bonafede per la tradizionale Relazione sull’amministrazione della giustizia. E lo fa in un’Aula che di lì a poche ore tornerà a ribollire sull’ormai ricorrente tema della prescrizione (verrà deciso il rinvio in commissione del disegno di legge Costa), mentre la Relazione sarà approvata senza problemi. Dove alla fine sempre di durata dei processi si tratta. E Bonafede mette in evidenza risultati che arrivano da lontano e permettono uno sguardo meno cupo sull’efficienza degli uffici giudiziari. Perché il debito pubblico della giustizia italiana, rappresentato dallo stock di cause arretrate, continua a calare, attestandosi al 30 settembre 2019 a quota 3.329.436, quasi il 3% in meno rispetto al medesimo periodo del 2018. Un dato reso possibile dalla drastica diminuzione delle cause che ogni anno entrano negli uffici giudiziari, in 10 anni il calo dei nuovi ingressi, infatti, è stato del 36 per cento.

Tutto bene dunque, almeno sul fronte della giustizia civile? Fino a un certo punto, perché Bonafede subito avverte che la «vera sfida è eliminare, per quanto possibile, il dubbio che, oltre al grandissimo sforzo della magistratura e degli addetti ai lavori, la diminuzione delle pendenze sia dovuta alla aumentata sfiducia del cittadino verso il sistema giudiziario».

Certo, il ministro squaderna anche i numeri sugli investimenti. Soprattutto quelli sulle assunzioni. L’organico della magistratura verrà rafforzato con 600 nuovi ingressi, le nuove piante organiche sono state da poco trasmesse al Csm, introducendo per la prima volta una quota di flessibilità che, distretto per distretto, dovrebbe permettere di fronteggiare emergenze e situazioni contingenti di crisi. Sono poi 2.903 le assunzioni di personale amministrativo autorizzate, in deroga al turn over, nel triennio 2019-2021.

Quanto a lunghezza dei giudizi, secondo l’indice utilizzato a livello europeo (disposition time, rapporto tra pendenti e definiti moltiplicato per 365), nel 2019, la durata media prospettica dei procedimenti civili è stata di 358 giorni nei Tribunali ordinari (-0,3% rispetto al 2018); 643 nelle Corti d’Appello (-5,3% rispetto al 2018), 1289 in Corte di Cassazione (+2,9% rispetto al 2018). Nel 2009 le medesime durate erano, rispettivamente, di 437, 1091 e 1124 giorni.

La scomposizione del contenzioso iscritto nei Tribunali ordinari per tipologia di procedimento rivela, inoltre, che nel 2019 la quota maggiore era rappresentata dai decreti ingiuntivi e altri procedimenti speciali (22%), per i quali la durata media prospettica era di soli 61 giorni. I procedimenti di cognizione ordinaria (contenzioso ordinario e commerciale) hanno avuto un’incidenza del 18,6% e una durata media prospettica di 839 giorni; quelli in materia di lavoro e previdenza un’incidenza del 16% e una durata di 399 giorni.

Nelle Corti d’Appello nel 2019 i procedimenti di cognizione ordinaria (contenzioso civile e commerciale) rappresentavano oltre il 50% del totale dei procedimenti in ingresso, quelli in materia di lavoro e previdenza circa il 25 per vento. La durata prospettica era pari a 849 giorni per la cognizione (-7,3% rispetto al 2018; -26,0% rispetto al 2016), 611 giorni per lavoro e previdenza (-7,2% rispetto al 2018; -18,2% rispetto al 2016).

Nel penale, nel corso dell’ultimo anno giudiziario il numero totale di procedimenti penali pendenti si è mantenuto costante negli uffici giudicanti (-0,3%), attestandosi a 1.595.853, mentre è calato significativamente nelle Procure (-9,0%), attestandosi a 1.079.780. Anche nelle Corti d’appello, cruciali nella discussione sulla prescrizione, le pendenze si sono ridotte, seppure in misura più contenuta (-1,6%). Dinamica che è il risultato di una riduzione delle iscrizioni (-2%) e di un aumento delle definizioni (+0.9%). Nell’anno giudiziario 2018/19 la durata media prospettica dei procedimenti penali ha fatto registrare una riduzione rispetto all’anno giudiziario precedente in tutte le tipologie di ufficio, con l’eccezione dei tribunali, dove è passata da 378 a 392 giorni. In Corte d’Appello la diminuzione è stata del 2,4%, passando da 861 a 840 giorni.

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